L’intervento conclusivo del Presidente Luigi Gabriele
“E’ evidente come ancora oggi persista un grosso vulnus culturale sul tema sicurezza - ha dichiarato il Presidente Gabriele al termine dei lavori del Convegno FederSicurezza del 9 aprile scorso a Napoli -. Ma stamattina, grazie all’intervento del viceprefetto Machinè, che ha lanciato un’idea di collaborazione, abbiamo finalmente assistito ad un’apertura concreta da parte delle Istituzioni, che registro con estrema soddisfazione come un’affermazione convinta e non una mera enunciazione di facciata convegnistica. Quanto alla nostra possibilità di integrazione reale e fattiva con le altre componenti di sicurezza di emanazione statuale, è un concetto a doppio taglio: solo se c’è cultura della sicurezza si può capire quanto possiamo essere parte realisticamente integrante del sistema, altrimenti si continuerà a pretendere la guardia armata al costo di un aiuto portiere”.
“Come possiamo quindi collaborare realmente con le Istituzioni? Come prima cosa riconoscendo che il termine vigilanza privata è ormai obsoleto, e che sarebbe il caso di parlare di sistemi di sicurezza integrata, in cui ciascuno possa concorrere con la sua professionalità specifica. Attenzione però - ha aggiunto provocatoriamente -: di quale sicurezza parliamo? Ci sono due guardie giurate armate qui fuori dalla sala: se arrivasse un malintenzionato che decidesse di far fuori il Presidente, cosa potrebbero fare? Difendere la porta a vetri perché è un bene materiale ma non il sottoscritto o altri esposti al tiro della pistola? Questa ipocrisia del limite tra difesa del bene materiale e della persona fisica forse sarebbe il caso che finisse, specialmente in una società che - come abbiamo visto dai dati del Report - quantitativamente retrocede nel numero dei reati ma evolve nella ferocia degli stessi. Sappiamo fin troppo bene che, ad oggi, laddove la guardia giurata osasse difendere la vita di una persona, finirebbe solo con il rovinare la propria. Ma se deve collaborare con le forze dell’ordine, perché allora non può fare lo stesso uso dell’arma?”.
“Altro problema fondamentale - ha proseguito -: la sicurezza costa “troppo”, e gestirla è un problema. Ma chi paga e, soprattutto, quanto paga? Il nostro mondo, per quanto riguarda le retribuzioni, sappiamo essere regolato da un Dm con valori risalenti a parecchi anni fa, eppure non possiamo che ritenerci “miracolati” se qualcuno oggi lo rispetta. Ma allora - ci si chiede - come si può pretendere che sottopagando un servizio lo stesso possa essere reso con attenzione, professionalità e addirittura spirito interventistico, nella misura in cui i primi “evasori” che non rispettano i minimi tabellari sono proprio i committenti pubblici, mettendo a bando servizi di sicurezza e vigilanza a cifre inferiori e aggiudicando ancora gli appalti a ribasso?
Al border line - specialmente qui a Napoli -, cioè al limite della legalità, ci si arriva proprio perché la nostra società non ha la cultura della sicurezza”.
“Abbiamo chiesto - ha aggiunto - all’on. Molteni - unico rappresentante delle Istituzioni che sta dimostrando un interesse per il nostro mondo - di far capire al Governo che questo è un settore che ha bisogno di un netto ampliamento del mercato, in modo tale da potersi “fare da sé” i flussi che possano consentirgli di dotarsi di quello che oggi non ha, o ha comunque con difficoltà. E questo ampliamento sarà possibile solo andando a normare diversamente il limite tra persona fisica e beni materiali, oltre che con il contributo, da parte dello Stato, per l’abbattimento dei costi della formazione, ad esempio attivando un percorso formativo sinergico delle nostre guardie con i carabinieri o la polizia di stato. Il risparmio di una cifra già stanziata - ha spiegato - consentirebbe all’imprenditore di dare mandato alla propria associazione per un confronto con i sindacati allo scopo di arrivare ad una rivisitazione delle retribuzioni più realistica rispetto alla realtà, invece di dover rispondere sempre con la - seppur oggettiva - motivazione della mancanza di risorse”.
“Che cosa vorremmo, quindi? Sicuramente ordine normativo, dal momento che siamo schiacciati da un sistema estremamente complesso datato 1930. Ma non solo: lo Stato deve capire che oltre ad essere legislatore, controllore e verificatore deve anche promuovere la cultura della sicurezza, ad esempio applicando l’iva agevolata sui nostri servizi”.
“Siamo qui oggi - ha concluso Gabriele - per realizzare qualcosa di comune accordo, condividendo esperienze, patrimonio culturale e professionale, e intelligenza prospettica, magari salvaguardando anche il concetto di estetica richiamato dal consigliere Borrelli: le cose vanno fatte per bene. Speriamo di riuscire a farlo implementando la nostra attività anche attraverso la creazione di punti di contatto a livello territoriale, ed è da questa idea che nasce oggi FederSicurezza Sud, che sarà guidata dal neo Presidente Luigi Esposito: appuntamento a tra un anno per raccogliere insieme i risultati”.
A.G.