15 marzo 2018
Nuove procedure di rilascio del decreto di nomina a gpg e porto d’arma
Il commento di FederSicurezza alla Circolare del Ministero dell’Interno del 7 marzo
Il 7 marzo scorso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha emanato una circolare volta a rivedere le procedure di rilascio dei decreti di approvazione della nomina a guardia giurata e dei relativi porti di pistola.
In sostanza, la circolare in questione riporta la situazione a prima della riforma del 2008 – quella, si ricorda, conseguente alla sentenza di condanna della Corte di Giustizia delle Comunità europee del dicembre 2017 –, a quando, cioè, le licenze erano provinciali.
Il provvedimento ha origine da una recente pronuncia del Consiglio di Stato in sede consultiva, sul punto interessato dalla stessa Amministrazione dell'Interno, che ha ritenuto che, a legislazione vigente, i decreti di guardia giurata e i porti d’arma debbono essere rilasciati dalla prefettura del luogo di residenza della guardia giurata.
La circolare in questione, quindi, fa proprio il parere del massimo Organo di Giustizia amministrativa e fornisce indicazioni affinché, a decorre dal prossimo 3 aprile, l'attività di rilascio dei decreti in questione - finora, come noto, attestata sulla prefettura della sede dell'istituto per il decreto di nomina a gpg e su quella di residenza o domicilio per il porto di pistola – sia “spostata” sulla sola prefettura di residenza degli interessati, anche nel caso – che rappresenta la situazione preponderante – di guardie che lavorano per istituti che operano a livello interprovinciale o interregionale.
Ciò premesso, è doveroso svolgere alcune considerazioni:
- la circolare ministeriale sembra non tenere conto dell'attuale organizzazione degli istituti di vigilanza che, alla luce degli obblighi imposti dal decreto Maroni (D.M. 269/2010), operano oggi in virtù di un’unica licenza che li abilita ad operare in ambiti molto estesi e che, pertanto, debbono disporre di una sede principale in cui centralizzare l'organizzazione dell'attività autorizzata e la gestione del personale. Di fatto, sarà pertanto impossibile per un ufficio del personale seguire le pratiche di rilascio/rinnovo dei decreti disseminate lungo il territorio nazionale;
- la stessa circolare, oltre a recare una grossa inesattezza – non è vero che i decreti di nomina a gpg venivano rilasciati dalla prefettura del luogo “dove le guardie prevalentemente lavorano”: questi ultimi uffici curavano solo l'istruttoria propedeutica al rilascio, come disponeva la circolare del dicembre 2010 – va ultra petitum rispetto al parere del Consiglio di Stato limitando la potestà di rilascio/rinnovo delle autorizzazioni alle sole prefetture competenti per il luogo di residenza e non anche per il domicilio della guardia.
Il Consiglio di Stato, nel parere in questione, ha operato un chiaro rinvio all'art. 61 del Regolamento di Esecuzione del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il quale dispone che il porto di pistola è rilasciato dalla prefettura del luogo di “residenza o domicilio” del richiedente. Di conseguenza, è logico ritenere che la disposizione del porto d'armi attragga a sé anche quella del decreto di gpg, dovendo entrambi i titoli essere rilasciati dalla stessa prefettura. Diversamente argomentando – come fa il Dipartimento della pubblica sicurezza – si deve ritenere che il Consiglio di Stato vada contra legem non consentendo di richiedere il porto d'armi alla prefettura del luogo di domicilio;
- la circolare non fornisce i necessari chiarimenti in ordine al giuramento, all'autentica della fotografia da apporre sul porto d'armi, al tagliando di controllo dello stesso, al porto d'arma lunga (rilasciato dal Questore e non dal Prefetto), alla presentazione delle istanze.
Per ipotizzare un procedimento tipo: il titolare dell'istituto presenta (la legge impone a lui tale obbligo) – via pec, via posta o andando di persona in giro per l'Italia – la richiesta di nomina a guardia giurata per un soggetto; l'aspirante guardia parte dalla provincia dove ha (forse) trovato lavoro, si reca nella provincia di residenza – anche a centinaia di km di distanza - e presenta la richiesta di porto d'armi, firmando la foto in presenza del funzionario addetto alla ricezione (operazione evidentemente non fattibile via pec); successivamente, quando i decreti saranno pronti (quando?), l'aspirante – che nel frattempo si è trasferito nella provincia in cui dovrà lavorare – dovrà tornare presso quella prefettura per ritirare i titoli e per giurare. Insomma, un girone dell'inferno dantesco;
- la circolare, infine, non chiarisce quando il database – sorta di figura mitologica, panacea di tutti i ritardi burocratici – entrerà realmente in funzione.
E' quindi evidente che questa nuova iniziativa dell'Amministrazione dell'interno renderà ancora più complicato, per le aziende e per i lavoratori, ottenere le autorizzazioni necessarie a lavorare.
Fin qui le nostre valutazioni “d’accompagnamento” alla nota prodotta dal Ministero dell’Interno.
"Constatiamo che - commenta Luigi Gabriele, Presidente di Univ e FederSicurezza -, come da “promesse” fatte a suo tempo, si conferma la volontà dell’Istituzione tutoria di tenere la porta chiusa al confronto costruttivo, fin qui positivamente sperimentato nel corso degli anni, con gli operatori del comparto attraverso il colloquio con il relativo, e sempre disponibile, sistema di rappresentanza. Appare chiaro che saltare i passaggi consuetudinari, inducendo il Consiglio di Stato ad esprimersi predeterminando di fatto la blindatura della posizione del Ministero vuol dire, in pratica, chiudere la porta ed innescare un meccanismo di superfetazione burocratica che, nel breve, provocherà il classico ingorgo ad imbuto rendendo ancor più complicata la vita già per nulla semplice di chi, in fondo, si occupa “solo” di sicurezza del bene pubblico e privato...altro che stare al passo con i tempi ed agevolare i percorsi! Attendiamo - conclude Gabriele -, con la dovuta curiosità e con la necessitata provocazione, gli effetti dell’impatto di questo gradito meteorite a ciel sereno...”
In allegato la Circolare del 7 marzo 2018