Il Presidente Gabriele commenta il silenzio riservato da parte delle Istituzioni alle imprese e agli operatori tutti del comparto, fortemente esposti al rischio virus ma come di consueto ignorati
Dopo l’annuncio del premier Conte di sabato 21, e la discussione per tutta la giornata di domenica 22, nella serata di ieri è arrivata la firma del DPCM contenente l’elenco aggiornato delle attività considerate essenziali, e che quindi potranno rimanere aperte fino al 3 aprile.
Con i codici ATECO 80.1 e 80.2 rimangono pertanto attivi i Servizi di Vigilanza privata e i Servizi connessi ai Sistemi di vigilanza.
E i Servizi Fiduciari?
Nel ritenere anche tali attività meritevoli di inclusione nell’alveo delle attività essenziali, in quanto di stretto supporto a quelle ritenute tali dal Decreto, le Associazioni di Categoria hanno sottoscritto una nota congiunta inviata nella giornata di ieri alla Protezione Civile, ai Ministeri dell’Interno, della Salute, dell’Economia e del Lavoro, nonché alle Prefetture, riservandosi di individuare e indicare a stretto giro i diversi codici ATECO che ricomprendono le attività di sicurezza integrata.
"Anche i giornalisti, oggi, hanno avuto attenzione mediatica e, a buon diritto, sono stati definiti categoria indispensabile…E noi?"
E' la domanda che si pone il Presidente di FederSicurezza Luigi Gabriele, che rileva come "l’attuale situazione di emergenza nazionale registra un non indifferente impegno di comunicazione del sistema Governo - Istituzioni nei confronti del Cittadino, dell’Utente, degli Operatori delle varie categorie produttive del Paese. La nostra rappresentanza del comparto della Vigilanza privata, scorta e trasporto valori, e Servizi integrati di Sicurezza, registra però un assordante silenzio nei propri confronti, atteso che norme precettive di carattere generale non possono ritenersi esaustive delle specifiche indicazioni ed attenzioni che ad un Comparto come quello della Sicurezza complementare, nelle sue ormai innumerevoli articolazioni, non possono non essere dedicate. Articolazioni di attività che, tra l’altro, nella loro poliedrica complessità, integrano e completano, e in altre situazioni sostituiscono, l’attività delle Forze dell’Ordine di emanazione statuale.
Non ne ripetiamo qui l’elenco, che peraltro potrebbe risultare, sia pur involontariamente, incompleto, ma ricordiamo a noi stessi e a chi legge che le risorse umane dedicate ai diversi servizi rientrano senza dubbio tra quelle naturalmente esposte al rischio virus, in un numero che, se per i servizi definibili tradizionali supera le 40.000 unità, nella sommatoria globale dei servizi di quella che ormai è una Filiera della Sicurezza arriva a comprendere, con un costante aumento, fino a quantomeno il doppio del numero pur in via di approssimazione evidenziato.
A questo comparto, cui nessun comunicato governativo ha inteso far cenno e nessun canale audio o video ha dedicato attenzione, l’Istituzione tutoria, spiace doverlo evidenziare, ha procurato, peraltro in via indiretta, come suo consolidato costume, ulteriore disagio, non facendo opportuna chiarezza sulla necessitata ultra vigenza dei Titoli delle G.p.g., limitandosi unicamente ad ampliare i termini di istruttoria previsti per l’attività degli uffici di polizia amministrativa delle Prefetture.
Pur tuttavia sono state, come sempre del resto, evidenziate criticità, puntualizzate esigenze, sottolineate carenze, chieste certezze, sollecitati adempimenti anche eticamente dovuti.
Ad ogni iniziativa assunta hanno tuttavia dato riscontro, ancora una volta, ripetuti silenzi di parte pubblica, nonostante il positivo colloquio instaurato con gli interlocutori rappresentanti della committenza e il forte senso di responsabilità di cui è stata dato fin qui dato quotidiana prova.
Certamente non è il momento della polemica, della presa di posizione politica, della ostatività preconcetta.
Si provi però per un attimo ad immaginare, e siamo vicini purtroppo alla materializzazione dell’ipotesi, all’improvviso forzato fermo delle attività tutte quotidianamente svolte dalle nostre risorse umane, in un contesto sempre più difficile quanto ad ordinata programmazione della organizzazione del lavoro delle nostre Imprese.
Si provi ad immaginare porti, aeroporti e stazioni, privati di un controllo più che complementare a quello delle Forze dell’Ordine di emanazione statuale. Bancomat senza contanti con sportelli bancari in progressiva riduzione di apertura, non potendo i nostri blindati ospitare tre risorse a bordo senza DPI, a strutture di Pronto soccorso e Sert non sorvegliati. Supermercati con le casse piene di contante giacente. L’assenza delle nostre auto pattuglie dal territorio per lo stesso motivo che fermerà i blindati, vanificando scopi e finalizzazioni del Protocollo Mille occhi sulla città. Le pensioni non pagate dagli Uffici postali. L’assenza di controlli di strada e dei siti a rischio e delle stazioni delle metropolitane. La privazione di controlli alle abitazioni private in sostituzione o integrazione dal controllo del territorio svolto dalle Forze dell’Ordine di emanazione statuale e quant’altro non ricompreso in questo elenco approssimato per difetto.
Tutto questo non si aiuta con il silenzio, l’indifferenza, la pur involontaria ignoranza di fatti e situazioni.
Tutto questo in un momento nel quale le risorse umane scontano una reiterata difficoltà ad avviare a soluzione le problematiche connesse con una non più rinviabile riforma strutturale del proprio CCNL (e dell’impianto retributivo e di welfare contrattuale), strumento che, se invece rinnovato, anzi riformulato per adeguarlo ai tempi, consentirebbe anche alle Imprese di più fluidamente e funzionalmente impostare la nuova organizzazione del lavoro.
Questo momento non consente rinvii di assunzione di responsabilità proprio da parte di chi regolamenta e disciplina, a volte anche in fin troppo minimi e desueti particolari, l’attività di un comparto socialmente più che impegnato, socialmente più che utile, che non può e non deve essere banalmente ignorato.
Nell’ambito poi delle disposizioni di legge editate per alleggerire la pressione fiscale, non si riesce a comprendere il criterio criptico che ha portato ad individuare termini diversi di differimento temporale delle scadenze, palesemente non rispondenti ad un principio di equità sociale ma, absit iniuria verbis, più indirizzati ad evitare di perdere la possibilità di “fare comunque cassa” pubblica. Non si vuole cadere nella italica prevenzione contro l’apparato pubblico, della sicurezza del quale, sia pure in via complementare ci occupiamo, diversamente però come non valutare perlomeno come affetti da strabismo economico alcuni provvedimenti di finanza?
L’elenco potrebbe continuare, ma non lo si ritiene utile.
Non vanno poi sottaciute le incongruità dei provvedimenti, pur in generale apprezzabili per l’attenzione dimostrata alla specifica materia, di natura erariale/fiscale che ignorano completamente le esigenze peculiari di un comparto, da sempre labour intensive, che, allo stato, ha bisogno di provvedimenti mirati a far sì che, beneficiando di una qui fortemente richiesta sospensione generalizzata dei pagamenti di oneri contributivi, fiscali, comunque erariali, possa, almeno nel breve periodo, mantenere quella liquidità di cassa indispensabile per onorare gli impegni retributivi nei confronti delle risorse umane dedicate, già sotto pressione per la situazione determinatasi nello svolgimento dell’attività e, almeno fin qui, destinatarie della totale disattenzione di Governo ed Istituzioni tutorie.
Da ultimo, ma non per ultimo, si evidenzia la inderogabile necessità di intervenire su Consip per l’immediato blocco di qualsiasi procedura di gara eventualmente calendarizzata con scadenza in questo periodo di generale sospensione di termini.
Quello che le Parti Sociali firmatarie chiedono, ritenendo in perfetta buona fede ed in onestà di intenti di poter chiedere, è di trovare finalmente ascolto, ai vari livelli e per diversa e complementare competenza, da parte dello Stato e del Governo, nelle rispettive articolazioni funzionali. Questo comparto ha, quindi, riteniamo in buona fede ed in spirito collaborativo, diritto di chiedere di essere ascoltato, anche in considerazione del fatto che le problematiche da affrontare con ritrovata unità di intenti e riaffermata sinergia di impegni non possono non essere accompagnate dall’attenzione positiva, e non solo regolamentare e punitiva, di chi ha la responsabilità di normarlo e di chi della professionale attività dello stesso si avvale.
Ancora una volta si resta in fiduciosa attesa della dovuta attenzione.
Ancora una vola si continuerà, domani come ieri, grazie anche alla responsabilità encomiabile delle nostre risorse umane, quotidianamente impegnate, a prestare tutti gli indispensabili servizi che la filiera della sicurezza privata, nel suo insieme, comprende".
In allegato il DPCM 23.3.2020 e la nota congiunta inviata dalle Associazioni di Categoria alle Istituzioni