Il Presidente Gabriele risponde alla lettera inviata dalle G.p.G. di Trieste a ConFederSicurezza e Servizi e alle altre associazioni datoriali della vigilanza privata
"Riscontro la nota ricevuta di recente dalle G.p.G. di Trieste, il merito della quale, anche per il garbo con il quale è espressa, merita assoluta attenzione e considerazione.
È da non poco tempo che mi domandavo, e tuttora mi chiedo, se per caso non sia intervenuto un corto circuito che ha bruciato irrimediabilmente tutti i fusibili della scatola nera delle “relazioni industriali”...
Una conferma mi sembra di trovarla nella comprensibile “accusa” di mancata conoscenza del welfare e delle positività connesse con l’introduzione di tali concetti nella semantica relazionale del nostro “tavolo”, poggiato su forse troppe - e sghembe - gambe, inutile negarlo…
Di welfare, da parte di chi scrive, e anche di altri, se ne è parlato a più riprese, ma, forse, il troppo tempo trascorso in bizantinismi regolamentari, ci impedito di cogliere il giusto e propositivo uso del termine, relegandolo in secondo piano rispetto ad altre più pressanti necessità, diminuendone così le potestà integrative e di surroga di più tradizionali forme di intervento compensativo di situazioni di disagio.
È vero, tanto, troppo tempo è passato e sta passando, troppi problemi si sono affastellati anche in conseguenza della complessità delle interrelazioni necessarie per ricomporre un quadro sfortunatamente scomposto, frammentato, già diviso, di rappresentanza, e questo mi si consenta, di responsabilità pregressa ed attuale di aver dato vita ad una convivenza da separati in casa di diversi, pur se in parte coincidenti, strumenti contrattuali!
I nodi, i tanti ed intricati nodi, sono venuti al pettine e, peccando di presunzione, si è pensato, tutti, per la verità, di poterli risolvere con un'unica complessa operazione di reimpostazione delle regole contrattuali di un comparto geneticamente e, forse, non eugeneticamente, in continua evoluzione.
Forse andava perseguita una sistemazione del pregresso per successivi e complementari step, ma è stato due volte rifiutato a chi lo proponeva, di portare a conclusione quella parte di progettualità, assumendo l’impossibilità di cantar messa con pochi denari.
Forse si è rincorso un progetto troppo ambizioso, la rifondazione di un Ccnl che magari nel contesto attuale non poteva proprio essere rifondato, viste le laceranti e per certi versi forse razionalmente incolmabili differenze tra una sponda e l’altra del Ccnl stesso…
Forse gli Imprenditori non hanno percorso proprio la via di Damasco…
Forse i rappresentanti degli stessi al tavolo non hanno governato, con sufficiente disincanto, la a volte irrazionale volontà di risolvere tutto contemporaneamente.
Forse parte sindacale, absit iniuria verbis, non ha potuto usare la pur abituale lucidità per valutare freddamente come in alcuni casi è vero e non strumentale che “ad impossibilia nemo tenetur”.
Forse il troppo tempo dedicato a codificare in maniera ottimale schemi procedurali pesanti ha fatto perdere di vista aspetti più sostanziale e di maggior impatto e presa sociale del Ccnl stesso…
Forse la troppo fortemente voluta inclusione in un unico processo regolamentare di diversità necessitanti di un ulteriore periodo di “affiancamento semplificativo” ha distolto l’attenzione dei tecnici…
Forse questi sette punti sono diventati i sette vizi capitali.
Non lo so, a questo punto davvero non lo so più, me ne vorrete scusare, faccio appello alla pacatezza con la quale avete esposto le vostre non certo infondate, nel loro complesso, ragioni.
Certo è che tutto si può dire tranne che chi si è impegnato, tutti, indistintamente tutti, non abbiano lavorato, profondendo le migliori energie, davvero, mantenendo sempre e comunque il reciproco rispetto.
Certo è che, con pazienza e convinta volontà, occorre riprendere il filo del discorso, il prima possibile, foss’anche con una diversa e più stringente capacità di circoscrivere meglio il perimetro dando la giusta priorità alle più evidenti emergenze sociali.
Spero vogliate gradire il mio più cordiale saluto.
Luigi Gabriele, Presidente ConFederSicurezza e Servizi".
Per completezza di informazione, riportiamo di seguito il testo della lettera in commento:
"Alla cortese attenzione delle associazioni datoriali della vigilanza privata A Filcams C.G.I.L; Fisascat CISL; UILtucs. Scrivo la presente per sfogare il mio sdegno di fronte a quanto sono costretti a riportare, nei loro comunicati, i rappresentanti sindacali afferenti il tentativo di rinnovo del nostro Ccnl. Nell'ultimo comunicato del 24/03/2022, vi si legge: Dopo un percorso di trattative faticoso per tentare di migliorare le condizioni di lavoro. le associazioni datoriali nella giornata del 18 marzo 2022 hanno risposto di non avere il mandato delle aziende alla prosecuzione del negoziato!" Cosa dire: Care associazioni COMPLIMENTI. Veramente COMPLIMENTI. Fatico a comprendere certi CONTORSIONISMI retorici di Voi gentili associazioni datoriali nel tentativo, oramai maldestro quando non spregiudicato, di dilatare i tempi a più non posso. Passi tirarla per le lunghe, ma quando è troppo è troppo. Credo che adesso, dopo oltre SEI ANNI di vacanza contrattuale, sia venuta meno anche quella formale continenza connessa al diritto di ogni Azienda di fare profitto, ma certi atteggiamenti, come quello di richiedere ai propri dipendenti di decurtarsi lo stipendio la dicono lunga e fanno certamente parte di un imperdonabile retaggio vetero-padronale che nel mondo della vigilanza non è mai stato superato. Per Voi care associazioni datoriali la NEGAZIONE ad ogni richiesta di miglioramento normativo, economico o sociale della nostra categoria sembra essere l'unica dimensione in cui trovate la vostra vera identità. Il welfare, infatti, per voi non esiste. Il WELFARE, parola che pare a Voi sconosciuta, dovrebbe essere il faro strategico di ogni azienda e il dipendente dovrebbe essere una risorsa da valorizzare, non solo da sfruttare. Andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti non è certo sintomo di debolezza aziendale o personale, ma attenzione alle risorse umane sulle quali dovreste investire, non solo guadagnare, e certamente in futuro porterebbero frutti che adesso, grazie alla vostra cieca strategia, non sono neppure visibili, perché nel nostro settore in materia di welfare aziendale siamo all'anno zero. Chi scrive non crede di avere la ricetta per risolvere ogni problema, ma sicuramente è necessario RINNOVARE alcuni vecchi e superati schemi, forieri di tanti, troppi fallimenti. Già basterebbe che Voi illustri associazioni datoriali abbandonaste quel fare di maniera che tanto avete dimostrato negli anni esservi caro e rimettere ordine, assieme a noi umili portatori di servizio, a questa situazione ormai incancrenita ma che magari può ancora offrire una via d'uscita per una situazione migliore tanto lavorativa quanto aziendale. E per finire direi che se tutto cio' è possibile, è solo per colpa nostra. Cordialità Salvatore Conte , G.p.G. in Trieste Tomislav Strain, G.p.G in Trieste Nunzio Improta G.p.G in Trieste".