11 gennaio 2023


 Il maxi piano di Salvini per la sicurezza nelle stazioni: il commento di Marco Stratta, Direttore ConFederSicurezza  

Stazioni ferroviarie, previsti oltre 1.500 addetti alla sicurezza in 3 anni alle dipendenze di Fs Security, società controllata dal Gruppo FS. 

Il maxi piano sulla scrivania del Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, suscita non poche perplessità tra gli addetti ai lavori. Il commento di Marco Stratta, Direttore di ConFederSicurezza e Servizi e Segretario Generale ANIVP

Siamo tutti sensibili ai fatti di cronaca, soprattutto quando le vittime sono persone inermi, come accaduto di recente alla Stazione Termini di Roma. Personalmente, però, mi ritengo altrettanto sensibile alle risposte mediatiche prima ancora che politiche o ancor più pratiche. 

Mi permetto di scherzare a commento alla notizia apparsa di recente sul sito ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che vedrebbe lo stesso MIT pronto a varare 1.500 assunzioni in 3 anni con l’obiettivo di supportare le Forze dell’Ordine nel garantire la sicurezza nelle stazioni, sui treni e nelle aree ferroviarie.

Intento lodevole, ma che fa sorgere molteplici interrogativi in chi scrive: che qualifica avrebbero questi addetti della sicurezza? di chi sarebbero dipendenti? come verrebbero inquadrati? quali funzioni potrebbero concretamente espletare? e soprattutto…chi pagherebbe?

Domande legittime che richiedono altrettante risposte concrete e che, senza togliere lavoro agli esperti, è opportuno provare a sviscerare, anche in spirito di servizio, quale contributo all’opera di Governo. 

In primis c’è da considerare che con il DM 154/2009 è stato introdotto il concetto di sicurezza sussidiaria - a quella svolta dalle Forze dell’Ordine -, con riferimento, tra le altre, proprio alla sicurezza nelle stazioni ferroviarie e dei relativi mezzi di trasporto e depositi, affidandola a guardie particolari giurate. Più nel dettaglio, per poter espletare espletare tale attività, la GpG deve frequentare un corso specifico e superare un severo esame presieduto da una commissione prefettizia. 

Superato pacificamente l’interrogativo relativo alla qualifica degli addetti alla sicurezza, assumendo che il maxi piano del vicepremier abbia già pronta gran parte dell’impalcatura burocratica sulla quale reggersi per poter essere concretamente operativo, restano aperte le ulteriori questioni, tra cui quella più spinosa…chi paga?

Nella paventata ipotesi di 1.500 assunzioni di GpG in 3 anni in capo alle società ferroviarie (o da esse controllate), si aprirebbe un problema politico non indifferente, e su un duplice piano: da un lato, la concorrenza dello Stato ad un’attività di sicurezza già oggi legittimamente affidata agli Istituti di Vigilanza privata, dall’altro, il sostegno alle guardie particolari giurate espresso pubblicamente e più volte negli ultimi anni dal Ministro Salvini

Sarebbe a dir poco mortificante ipotizzare che le società e i lavoratori oggi impegnati nei servizi di sicurezza presso le stazioni ferroviarie, e che hanno investito per poter garantire un lavoro professionale e svolto secondo le regole, si vedano improvvisamente “sorpassati” per essere immolati sull’altare del deficit di funzioni, perché prima che un problema di numero degli operatori è sicuramente un problema di prerogative e funzioni. 

Anche laddove le GpG fossero dipendenti del Gruppo FS, è bene infatti ricordare che sconterebbero i “consueti” limiti di intervento rispetto alla tutela della persona fisica. Nondimeno, la deterrenza connessa alla loro presenza non potrebbe comunque “trascendere” in funzioni di ordine pubblico, che rimarrebbero in ogni caso in capo alle Forze dell’Ordine.

Alla luce di quanto sopra, ConFederSicurezza e le Associazioni di comparto si rendono pertanto disponibili ad un confronto per offrire tutta la collaborazione necessaria alla realizzazione del “maxi piano”, a patto che lo stesso coinvolga gli Istituti di Vigilanza Privata e le guardie giurate quale parte attiva, come e più di quanto già oggi avviene; diversamente, non saremo noi a spostarlo dalla scrivania.