29 gennaio 2018


 Sicurezza negli ospedali: cresce la richiesta, ma c’è chi risponde con i portieri 

A Torino appalti al risparmio anche nei presidi ospedalieri

Gli episodi di aggressione nelle strutture ospedaliere sono ormai all’ordine del giorno: un fenomeno, dettato anche dall’esasperazione di un’utenza costretta a scontrarsi con una endemica carenza di risorse destinate alla sanità, che si va replicando indiscriminatamente nei presidi - e sulle pagine dei quotidiani - di tutto il Paese. Con l’aumento degli episodi di microcriminalità, inevitabilmente, cresce anche la domanda di sicurezza da parte del personale ospedaliero e dei pazienti: una richiesta spesso esaudita con la presenza di guardie giurate armate a presidio delle strutture, in funzione tanto di deterrente quanto di “ammortizzatore” delle bagarre da ospedale.

Del resto, è proprio la legge a prevederne l’impiego: l’allegato D, punto 3.b.1, del Dm 269/2010, chiarisce infatti espressamente che i posti in cui operano “persone che svolgono compiti di particolare delicatezza per il pubblico interesse e per i quali va garantita l’incolumità e l’operatività”, quali ad esempio “le aziende o presidi ospedalieri e/o sanitari”, devono intendersi come siti con speciali esigenze di sicurezza e, come tali, affidati alla vigilanza delle guardie giurate.

Ma c’è chi non sembra pensarla così: andando controcorrente - e anche contra legem -, di recente la ASL Città di Torino ha scelto di affidare il “servizio integrato di vigilanza e antincendio” per i Presidi Ospedalieri Martini e Molinette ad un’azienda che si occupa esclusivamente di portierato. E se da una parte sono facilmente comprensibili - seppure non condivisibili - le ragioni di mero risparmio economico di una decisione del genere - il “costo” di un portiere è notoriamente inferiore a quello di una guardia giurata -, dall’altra non si può non rimanere perplessi di fronte all’ennesima compromissione degli standard di sicurezza di un obiettivo, anche in questo caso, arbitrariamente desensibilizzato dalla committenza.

E in una situazione del genere, che presenta non poche analogie con il contesto in cui quasi due anni fa si verificarono i drammatici fatti del Tribunale di Milano, il rischio di replica - con tutte le conseguenze del caso, a danno tanto delle vittime quanto di un’intera categoria - non può essere irresponsabilmente sottovalutato.

Già nel 2015, in risposta all’immediato scaricabarile - e relativo sciacallaggio mediatico - ai danni della società incaricata del controllo accessi, FederSicurezza non mancò di rilevare come la responsabilità di quanto accaduto non potesse esser fatta ricadere tout court sugli affidatari dei servizi di sicurezza, ma fosse piuttosto da attribuire alle scelte incongrue della committenza nella formulazione del bando di gara e nell’individuazione dei criteri di prestazione del servizio. Una incongruità che le Associazioni di rappresentanza datoriale del settore, congiuntamente e in tempi “non sospetti”, avevano già evidenziato al Comune di Milano, ribadita anche con la lettera aperta pubblicata dall’Anivp e dall’allora Assvigilanza sul Corriere della Sera del 13 aprile 2015, a seguito delle polemiche scoppiate ex post nell’affannosa ricerca di un capro espiatorio a cui attribuire la responsabilità delle falle nel sistema sicurezza del Palazzo di Giustizia milanese.

Se l’ente appaltante, a mero fine di contenimento dei costi, sceglie di affidare la sicurezza di un ospedale a personale definibile di “portierato”, è evidente non solo come la sicurezza stessa, anziché bene primario da tutelare, venga considerata alla stregua di un optional, ma anche come le committenze pubbliche siano le prime a non riconoscere il valore del nostro servizio, nonostante la costante richiesta di professionalizzazione. E a non rispettare le regole del gioco, in spregio a qualsiasi normativa di settore o determinazione dell’Anac - che, già nel 2015, nel richiamare le stazioni appaltanti ad una attenta e scrupolosa applicazione del Dm 269/2010, aveva escluso espressamente la possibilità di affidare i servizi di cui all’allegato D, punto 3.b.1 (vedi sopra) alle società di portierato, trattandosi di servizi assolutamente non sostituibili tra loro.

 

A.G.