Presunti clandestini e pluripregiudicati ai varchi del Palazzo di Giustizia. Per Gabriele, FederSicurezza, “c’è ancora troppa confusione e disinformazione”
Dopo l’assoluzione della guardia giurata coinvolta nella drammatica vicenda della sparatoria al Tribunale di Milano del 9 aprile 2015, emergono ancora una volta valutazioni negative postume che centrano l’attenzione su possibili risvolti di inidoneità, personale e professionale, degli addetti, all’epoca dei fatti, al servizio di controllo e sicurezza svolto nella delicata sede del Palazzo di Giustizia.
Ci riferiamo all’articolo apparso l’altroieri su IlGiornale.it, che “rivelerebbe” la presenza di guardie giurate clandestine e pluripregiudicate, senza la minima preparazione ma tutte “con la divisa della legge”, tra i “vigilanti” incaricati di garantire la sicurezza del delicato perimetro della cittadella giudiziaria.
A fronte dell’ennesima “distrazione” di una stampa evidentemente poco informata in merito alle esatte circostanze del caso in questione, nonostante i molteplici tentativi di “chiarimento” ad opera delle Associazioni di categoria del settore, FederSicurezza in primis, il Presidente Luigi Gabriele ha ribadito come “ancora una volta, anche grazie ai sistemi di informazione che, si sa, vivono del sensazionale spesso a scapito di una corretta lettura dei fatti, non si riesce a distinguere tra guardie giurate ed altre realtà e funzioni, probabilmente complementari a questo delicato ruolo ma di certo non sottoposte ad analoghe stringenti forme di controllo, preventivo alla autorizzazione all’immissione in servizio, e costanti in corso d’opera”.
“La Guardia Giurata - spiega Gabriele - diventa tale unicamente per decreto prefettizio, e solo se ha una fedina penale che consente di ottenere tale decreto di nomina. Altrettanto dicasi per la concessione del porto d’armi correlativamente rilasciato della Questura. Altre attività collaterali, magari anche complementari, di più semplice “controllo” - da non confondere con quelle di vigilanza armata per lo svolgimento delle quali occorrono il decreto ed il porto d’armi citati -, non “passano” per i controlli - assai stringenti - tassativamente previsti per le correlate particolari funzioni”.
“Forse, sia pure con l’amaro in bocca ed il senso di frustrazione che si prova nel rimestare il nulla, sarebbe il caso di interrogarsi sul perché obiettivi globalmente sensibili - come non può non essere, oggi più di ieri, un Tribunale (dopo Milano abbiamo avuto anche Perugia…) - abbiano visto declassato il servizio di sicurezza da totalmente affidabile a sole guardie giurate armate ad un “mix” di guardie giurate armate e…portieri? Fiduciari? Bruttissimo e confusionario neologismo quest’ultimo, di recente infelice parto ed applicazione generalizzata".
“Sarebbe il caso - conclude - di fare chiarezza su cosa si voglia intendere per Sicurezza e quale valore “economico”, posto che quello etico dovrebbe essere indiscutibile, alla stessa si voglia riconoscere. Ma l’imperativo categorico, come sempre, sembra essere solo “risparmiare”...Perseveriamo in questo tragico errato approccio e, come sempre ex post, cerchiamo i colpevoli per punirli, giustamente peraltro.
Si perdoni l’azzardo: ma…i mandanti?”
A.G.