29 giugno 2018


 FederSicurezza e Censis presentano il 1° Rapporto sulla Filiera della Sicurezza in Italia 

Tra il pilastro statuale e la deriva della sicurezza “fai da te”, più spazio alla filiera della sicurezza privata italiana

Il 39% degli italiani è favorevole alla “pistola facile” per difesa personale. Diminuisce il numero dei reati, eppure aumenta la percezione di paura e insicurezza. Così aumentano anche le licenze per porto d’armi, a fronte di una riduzione dell’organico e del progressivo invecchiamento delle Forze dell’ordine.

È quanto emerge dal 1° Rapporto sulla Filiera della Sicurezza in Italia realizzato da FederSicurezza insieme al Censis, che rileva una lampante crescita della voglia di sicurezza “fai da te”, con un netto aumento degli italiani favorevoli all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale (dal 26% rilevato nel 2015 all’attuale 39%). Più favorevoli sono le persone meno istruite (il 51% tra chi ha al massimo la licenza media) e gli anziani (il 41% degli over 65 anni). Si può ritenere che oggi complessivamente c’è un’arma da fuoco nelle case di quasi 4,5 milioni di italiani (di cui oltre 700.000 minori).
Con tutti i conseguenti rischi della “pistola facile”.

Tra il pilastro statuale e la pericolosa deriva di una strenua ricerca della sicurezza “fai da te” esiste tuttavia una terza dimensione della sicurezza, anch’essa privata ma “professionalizzata”: è la filiera della sicurezza italiana, che ad oggi può contare su 1.600 imprese di vigilanza privata con oltre 64.000 professionisti.

Seppure non adeguatamente nota e soprattutto riconosciuta nel proprio valore, nel tempo è cresciuta una dimensione privata dell’offerta di sicurezza che concorre a garantire l’incolumità personale e l’ordine pubblico sul territorio. Oltre ai dispositivi di cui i cittadini si dotano autonomamente, nella filiera della sicurezza giocano un ruolo importante le agenzie di vigilanza privata. Accanto alle Forze dell’ordine, sulle strade italiane si muove già un esercito silenzioso di oltre 64.000 addetti (+16,7% nel periodo 2011-2017) di quasi 1.600 imprese di vigilanza privata (+11,3% nello stesso periodo), che svolgono un ruolo sussidiario e complementare rispetto alla forza pubblica contribuendo a garantire sicurezza negli aeroporti, nei porti, negli uffici pubblici, in ospedali e tribunali, nelle aziende e durante gli eventi collettivi. Agli operatori della vigilanza privata si aggiungono gli istituti che offrono servizi fiduciari non armati, un settore fortemente in crescita negli ultimi anni e che conta oltre 21.000 addetti.

Di fronte alla moltiplicazione delle paure e agli oggettivi vincoli di bilancio, per cui la spesa pubblica non potrà più crescere ai ritmi degli anni passati, una liberalizzazione eccessiva degli spazi di difesa individuali comporta il rischio di pericolose derive giustizialiste. Sicurezza vuol dire professionalità. È necessario riconoscere pienamente le competenze e le funzioni dei professionisti della sicurezza che, affiancando con successo le Forze dell’ordine per assicurare un bene collettivo irrinunciabile, generano valore sociale.

“Siamo una componente - ha ribadito nelle conclusioni il Presidente Luigi Gabriele -, nostro malgrado, ai molti pressoché ignota, specialmente da quando è venuta progressivamente meno la componente “storica” del nostro servizio, e cioè il piantonamento fisso, la tradizionale guardia fuori dalla banca, servizio che ad oggi è stato sostituito da altre soluzioni tecnologiche. Eppure ci siamo, e tanto numericamente quanto qualitativamente, grazie ad un consistente numero di risorse armate adeguatamente formate ed addestrate, contiamo: come vogliamo integrarci nel sistema? Che ruolo ci vogliamo riconoscere?

E attenzione perché non siamo neanche più le sole guardie armate: stiamo assistendo ad un proliferare enorme dei cosiddetti “operatori dei servizi fiduciari”, considerati quasi, sia pur erroneamente, una “sottospecie” della guardia armata, quasi in via di estinzione nonostante la pericolosità sociale che abbiamo riscontrato oggi. E anche questa è una realtà che non può essere sottovalutata ma che al contrario merita di essere valorizzata nelle sue peculiarità.

Dobbiamo dare la giusta cornice - aggiunge - al quadro che rappresentiamo: se siamo, e lo siamo, una componente che integra effettivamente il sistema di sicurezza nazionale non possiamo essere reputati alla stregua della gamba corta e traballante del tavolo. Con i nostri numeri e la nostra preparazione che cosa ci vogliamo fare? Se le nostre risorse le vogliamo veramente formare e far funzionare, chi ne paga i costi, se pensiamo che la committenza pubblica poi è la prima a mettere in gara servizi sotto prezzo?

Mi rivolgo in particolare al Sottosegretario Molteni - prosegue Gabriele -, con la speranza che abbia il buon cuore di riceverci in un prossimo futuro e di ascoltarci veramente, cosa che ad oggi non fa neanche il nostro interlocutore di riferimento, il Dipartimento della Polizia Amministrativa e Sociale. Forse è il momento di parlare “crudo” e di essere realisti, e contiamo sulla disponibilità dichiarata, e dimostrata nei fatti con l’attenzione e la disponibilità a seguire per intero i lavori della mattinata odierna, del Sottosegretario, che preghiamo di occuparsi di tutti i segmenti del nostro settore.

Diamo il giusto valore alla sicurezza privata. Abbiamo bisogno di uno svecchiamento fondamentale anche di approccio, cominciando a pensare che non siamo più istituti di vigilanza privata, ma imprese di sicurezza. Siamo imprese e non solo di vigilanza, perché facciamo sicurezza a 360 gradi, dall’assistenza allo sceicco che sbarca a Porto Cervo fino all’assistenza ai bambini che necessitano di essere accompagnati in sicurezza nelle scuole.

Speriamo con questo Governo di riuscire a sfondare questo “muro di gomma” che nonostante tutti i nostri sforzi ci ha sempre ributtati ancora più indietro del nostro punto di partenza.

Finalmente si comincia a parlare di noi ad un pubblico più ampio, in maniera più variegata, complessa e perché no, anche provocatoria, così può darsi che dalla teoria e dai testi unici, regolamenti di attuazione, decreti ministeriali e commissioni varie si riesca finalmente a metterci le mani. Questo chiediamo al Sottosegretario Molteni - conclude Gabriele -, che “ci metta le mani”, e nel ringraziarlo per aver fatto la sua prima uscita ufficiale proprio qui con noi, gli auguriamo buon lavoro”.

In allegato il 1° Rapporto sulla Filiera della Sicurezza in Italia FederSicurezza/Censis